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Gallura: una storia scritta in ogni dettaglio
Origini e preistoria
Gli antichi storici descrivevano l’isola come una terra libera, fiorente, con una ricca civiltà e una rigogliosa agricoltura. Le rotte navali verso la Sardegna erano conosciute e battute fin dalle origini, date le sue risorse naturali che richiamavano una massiccia affluenza dalla penisola e dal Mediterraneo.
La più antica presenza dell'uomo in Gallura risale al periodo neolitico, ma uno dei periodi più interessanti è quello che va dal 1600 al 600 a. C.: in quest’epoca la Sardegna e la Gallura furono culla della Civiltà Nuragica, che con i suoi affascinanti Nuraghi (imponenti costruzioni formate da blocchi di pietra), rappresenta ancora oggi uno dei momenti più misteriosi e enigmatici della storia sarda.
Tra i resti più apprezzabili di tale civiltà vi sono i numerosi beni archeologici della zona di Arzachena, in grado di trasportare il visitatore in un vero e proprio viaggio indietro nel tempo: dal Nuraghe Albucciu al Tempietto Malchittu, dalla Reggia Nuragica, alle Tombe dei Giganti di Li Longhi o alla necropoli di Circoli di Li Muri, fino il complesso archeologico di Lu Brandali nei pressi di Santa Teresa di Gallura.
I fenici in Sardegna
Intorno al X secolo a.C., la Sardegna cominciò a intessere rapporti commerciali (e, successivamente, anche politici) con altri popoli del Mediterraneo. Tra i primi vi furono i Fenici.
Originari del bacino orientale del Mediterraneo, esperti navigatori e mercanti, fondarono diverse colonie, divenute poi importanti basi commerciali.
Giunsero anche in Sardegna, attirati dalla terra fertile e dalle risorse minerarie del sud.
I piccoli insediamenti che i fenici impiegavano come scali marittimi divennero col tempo vere e proprie città: Olbia era una loro posizione fortificata e pare che lo stesso nome della città derivi dal fenicio El-bi (“la felice”).
Il rapporto tra la popolazione sarda e quella fenicia fu una risorsa culturale e sociale per gli autoctoni: i fenici trasmisero loro la scrittura, la “città” come forma di organizzazione comunitaria, nuovi culti religiosi rispetto a quelli nuragici.
Questi ultimi appresero inoltre, sempre grazie ai fenici, nuove tecniche di coltivazione, di pesca e estrazione del sale.
Periodo Romano
Dopo la conquista romana della Sardegna, che avvenne nel 238 a.C., la città di Olbia, fondata in epoca punica, acquista un’importanza considerevole per via della presenza del porto più vicino alla penisola tra quelli presenti in Sardegna.
Tra i più importanti resti dell’epoca romana in Gallura vi sono le cave di Capo Testa, a testimonianza dell'attività di estrazione del granito, fulcro dell'economia della zona in età romana.
In questa fase storica si delineano molti di quelli che diventeranno caratteristici tratti culturali sardi, come la lingua, che ancora oggi reca inconfondibili tracce del latino.
Dal Giudicato di Gallura al Regno di Sardegna
Durante il periodo medievale la Sardegna era divisa in quattro regni o giudicati: Cagliari, Arborea, Torres e Gallura. Ciascuno di essi era governato dal proprio re (o giudice). Questi ultimi erano, in un primo momento, rappresentanti dell’impero bizantino; si resero poi autonomi attorno al mille.
La capitale del Giudicato di Gallura era, tradizionalmente, Civita, città ricostruita sui ruderi dell'antica Olbia.
In questo periodo la crisi del predominio delle flotte saracene fece sì che le rotte in direzione della Sardegna venissero nuovamente battute; mercanti e navigatori, provenienti soprattutto da Liguria e Toscana, tornarono sull’isola attratti dalle sue ricchezze.
Nel 1296 il Giudicato di Gallura passò totalmente sotto il controllo di Pisa.
Nel 1297 venne istituito il Regno di Sardegna, che ebbe una vita lunga (fino 1861, anno dell’Unità d’Italia) e intricata, solitamente distinguibile in tre fasi: una catalana-aragonese (1324-1479), una spagnola-imperiale (1479-1713) e una sabauda (1720-1861).
In particolare, il periodo catalano-aragonese corrispose per la Gallura all'abbandono di Civita (che divenne Terranòa) e al conseguente spopolamento della zona costiera, a rischio per via delle incursioni dei pirati. Si ebbe, pertanto, una crescita delle zone interne e della città di Tempio.
Dal ‘900 al periodo contemporaneo
Con l’avvento del ventesimo secolo e con il miglioramento dei collegamenti, si ribalta la tendenza insediativa a vantaggio della costa e della città di Olbia.
Nel 1962 viene fondata la Costa Smeralda: un avvenimento che segnerà profondamente il destino della Gallura. Questa terra vide infatti la trasformazione dei propri terreni, malarici e incolti, in uno stupendo giardino sul mare: un gioiello votato al turismo internazionale, ammirato e invidiato in tutto il mondo.
La Gallura divenne così una delle più ambite mete turistiche del Mediterraneo, sviluppandosi notevolmente fino a divenire l’area più ricca e fiorente della Sardegna.